Canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis

Sabato 06 Settembre 2025

Pier Giorgio Frassati (1901-1925), il volto giovane della santità Credente autentico, vicino ai poveri, era il “figlio della festa”: la sua testimo nianza gioiosa parla ancora oggi, mostrando che vivere il Vangelo è possibile e rivoluzionario

Nato in una famiglia dell’alta borghe sia torinese, con genitori poco inte ressati alla fede, Pier Giorgio venne introdotto alla religione dalla nonna materna. Sin da bambino, mostrò un carattere benevolo e generoso, do nando i suoi soldi ai poveri incontrati per strada, un gesto che rifletteva la sua predisposizione alla carità e all’aiuto degli altri. Da adolescente, Frassati non brillava per i suoi studi: fu bocciato due volte, prima alle elementari e poi al liceo.

Tuttavia, questo non impedì la sua crescita spirituale. Venne trasferito dai genitori all’Istituto sociale di To rino, dove entrò in contatto con la spi ritualità ignaziana e si impegnò con entusiasmo nelle opere di carità, come le congregazioni mariane e la San Vincenzo. Fu proprio durante questo periodo che maturò un forte impegno nella Gioventù maschile di Azione cattolica (Giac) e nella Federa zione universitaria cattolica (Fuci),

spinto dal desiderio di vivere il Van gelo in modo concreto. Frassati non si limitò a una fede teorica, ma la tradusse in azioni quoti diane: durante gli anni universitari, dedicò gran parte del suo tempo a vi sitare i quartieri poveri di Torino, por tando pacchi, aiutando a trovare la voro a chi era disoccupato e ascol tando le difficoltà della gente. Il suo impegno era volto a unire la fede alle necessità del suo tempo, mettendo al centro della sua vita l’amore per il prossimo e mantenendo sempre uno sguardo critico verso le ideologie del suo tempo, come il fascismo, che considerava antireligioso e disumano. Non rinunciò mai a vivere la sua giovinezza con allegria e spirito di gruppo: amava praticare sport come il nuoto, lo sci e l’alpinismo e cercava occasioni per socializzare. La sua visione dell’amicizia era fondamentale: non solo un legame personale, ma

Carlo Acutis, un ragazzino sempre sereno, equilibrato e, insieme, viva cissimo. Attento agli amici e rispet toso delle sue coetanee, vive una normalità tale da diventare eccezionale. Carlo Acutis, alunno di un liceo clas sico di Milano, riesce a rimanere com’è senza timori. Sa andare contro corrente rispetto ai suoi amici, ma nello stesso tempo li attira a sé. Nato a Londra nel 1991, lo stesso anno torna in Italia con la sua famiglia.

In un’opportunità per crescere insieme nella fede e nell’impegno sociale. Con la sua compagnia di amici (la “Compagnia dei tipi loschi”) creò una rete di relazioni forti e genuine, dove l’amici zia si fondava sull’impegno comune e sulla condivisione dei valori cristiani. Il suo esempio non si limitava all’azione esterna, ma era radicato in una vita interiore profonda: la sua fede era centrata sull’Eucaristia, nella quale trovava la forza per agire e af frontare le difficoltà quotidiane e il suo impegno non era ostentato, ma nasceva dalla sua sincera interiorità, che lo spingeva a vivere il Vangelo in modo autentico e concreto. La sua morte prematura, a soli ventiquattro anni, a causa di una poliomielite fulminante, fu un dramma che scosse profondamente la sua comunità e che non fece che rafforzare la sua testi monianza di vita. casa Carlo respira la fede, scegliendo fin da piccolo di non abbandonare mai per altro bene l’amicizia che da subito stringe con Cristo. Costi quel che costi, per tutta la sua breve vita: il gio vane nel 2006, a soli 15 anni, viene colpito da una leucemia fulminante che lo porta alla morte in poco tempo. La sua storia, è di un’intensità partico lare, tanto che le vicende che lo ri guardano, prima e dopo la morte, hanno portato, a soli sei anni dalla sua scomparsa, all’apertura della causa di beatificazione. La sua vicenda si è dif fusa specialmente in Brasile e dove per tanti giovani Carlo Acutis è già di ventato un modello di vita. AMICI, PORTINAI E POVERI. Carlo cresce appassionandosi all’in formatica e da molti viene definito ge niale. Ha anche tanti hobby “nor mali”: ama gli animali, lo sport, la Playstation e i film d’azione. Da pic colo, come ogni bambino, si distrae spesso tra i banchi quando le lezioni sono noiose e cerca le giustificazioni più bizzarre quando viene rimprove rato. A scuola lo conoscono tutti, dal portinaio alla preside. Anche perché quando si accorge che qualcuno sof fre gli si fa incontro. Molti sono i com pagni che Carlo porta a casa quando li vede affaticati, spesso dalle difficoltà familiari. Sulla via che percorre dal li ceo a casa il ragazzo si ferma spesso a chiacchierare anche con i portinai dei palazzi, i negozianti e le loro famiglie. Carlo ama anche andare alla mensa per i poveri di viale Piave, dove è ca pace di stare fra gli ultimi con la stessa spontaneità con cui resta fra i suoi cari. Al suo funerale accorrono centi naia di persone di ogni religione e na zionalità. E il suo corpo è vegliato da un pellegrinaggio continuo. Da quel momento in poi la fama di Carlo valica i confini italiani. Oggi ci sono più di 200 siti e blog che parlano di lui in di verse lingue. Le storie di conversione legate a lui, avvenute dopo la sua morte, sono già molte e riguardano persone che lo hanno conosciuto ma anche persone non lo hanno mai visto in vita. LA MOSTRA SULL’EUCARESTIA. Nella sua breve esistenza, oltre a co struire vari siti internet, Carlo Acutis realizza una mostra che oggi ha già fatto il giro del mondo. Ha appena 11 anni quando decide di parlare del centro della sua vita e della sua affe zione: l’Eucarestia. Coinvolge i geni tori per farsi portare in tutti i luoghi dove sono avvenuti i miracoli eucari stici. Ogni pannello ne rappresenta uno, in tutto sono 142. La mostra sbarca in tutti i continenti, e in Ame rica viene portata in migliaia di par rocchie e in centinaia di campus uni versitari. Carlo si ammalerà avendo predetto la sua morte così: «Morirò giovane». In ospedale soffrirà moltis simo, ma sempre minimizzando i do lori che i medici descriveranno come atroci. E li offrirà per il bene la Chiesa e per Papa Benedetto XVI. VINTO DA UN FASCINO. Ma quello che ha permesso a Carlo di vivere con letizia ogni istante, fino alla fine, è proprio il rapporto con l’Ostia, di cui si nutre tutti i giorni, e con l’ado razione eucaristica a cui dedica molto tempo. Il giovane si innamora del corpo di Cristo dopo la Prima Comu nione. Ma qualcosa in quel mistero lo aveva attirato già in precedenza: all’età di 7 anni, infatti, Carlo aveva chiesto di poter ricevere la Comu nione prima del tempo. E lo aveva fatto in silenzio, senza feste che pos sano distrarlo, scegliendo non a caso un monastero di suore di clausura a Perego, in Brianza. Ricorda la supe riora del convento nel primo libro che parla di lui (Eucarestia. La mia auto strada per il cielo): «Composto e tran quillo durante il tempo della santa Messa, ha cominciato a dare segni di “impazienza” mentre si avvicinava il momento di ricevere la Santa Comu nione. Con Gesù nel cuore, dopo aver tenuto la testina tra le mani ha inco minciato a muoversi come se non riu scisse più a stare fermo. Sembrava che fosse avvenuto qualche cosa in lui, a lui solo noto, qualche cosa di troppo grande che non riusciva a con tenere». Carlo ha anche una devo zione speciale per la Madonna, di cui parla spesso e che prega tutti i giorni con il Rosario. Ama anche san France sco che cerca di seguire. IL RAPPORTO CON I COETANEI. Davanti alle chiese vuote, Carlo com menta che se la gente sapesse l’anti cipo di Paradiso che si vive ricevendo la Comunione, quelle stesse chiese sa rebbero piene. È sempre dal rapporto con l’Eucarestia e dalla sua adora zione che prende la forza per difen dere la fede anche quando gli causa problemi. Un professore ricorda la volta in cui Carlo è l’unico a parlare contro l’aborto mentre tutti i suoi compagni di classe tacciono. Il gio vane è poi capace di mettere in guar dia i ragazzi dalle tentazioni distrut tive del mondo e di invitare senza mo ralismi le sue amiche a non banaliz zare il proprio corpo, perché bello e sacro. L’incomprensione non lo spa venta mai, non gli importa di omolo garsi: «Tutti nascono come degli origi nali – diceva – ma molti muoiono come fotocopie». ANTICO E ATTUALE. Forse il suo mondo spirituale sembra appartenere a una Chiesa antica, ep pure Carlo nel mondo corporale sa starci molto bene: «Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vi vendo la vita di qualcuno», scrive. Tra le frasi che ama di più, il ragazzo ne cita sempre una, evangelica, che spiega il suo vivere le cose di tutti con un’intensità straordinaria: «Quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?». Così Carlo è attirato all’es senza di tutto, vedendo in ogni per sona e in ogni circostanza quel volto amoroso che aveva imparato a rico noscere ricevendolo per otto anni tutti i giorni. Fino ad affrontare la morte con un coraggio stupefacente, certo di un bene più grande.

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